I TERRAGLIERI DI CASTELLAMONTE E LE LOTTE
SOCIALI DEL PRIMO ‘900.
Nel corso del xix secolo si sviluppa in Canavese un intensa attività inprenditoriale che trasformerà la nostra zona in uno dei poli più industrializzati d’Italia.
Sono sopratutto i grandi cotonifici di Pont,Cuorgnè, Rivarolo,S,Giorgio con i loro moderni impianti che occupano migliaia di dipendenti a guidare la trasformazione da agricola in industriale.
Grandi masse di contadini e montanari forniscono la manodopera a buon mercato che sarà una delle basi su cui poggerà il successo economico e imprenditoriale che determinerà lo sviluppo della zona.
Anche Castellamonte contribuirà a questo processo di industrializzazione ,anche se la natura dell’imprenditoria è diversa. Il settore tessile nasce grazie all’impiego del grande capitale finanziario nazionale e internazionale che trova nei centri vicini le condizioni ideali per il suo impiego. A Castellamonte invece è l’evoluzione delle antiche botteghe artigiane a conduzione famigliare, che da secoli lavorano le argille locali che si trasformano in aziende con più dipendenti. e il alcuni casi in vere e proprie industrie con impianti moderni e un’adeguata rete commerciale.
Anche la composizione delle maestranze era diversa : nei cotonifici era sufficiente una bassa professionalità, quindi si fece largo uso della manodopera femminile e di fanciulli di 10.13 anni che il mercato del lavoro, del tempo, forniva a basso costo.
Nell’industria delle terraglie e della ceramica la manodopera era più diversificata; oltre ai lavori di manovalanza prevalenti nelle cave e nel trattamento dell’argilla, la sua lavorazione prevedeva figure professionali intermedie, come tornitori, stampatori, .modellatori la cui “arte” si apprendeva con un tirocinio lavorativo che conferiva al lavoratore una certa professionalità che si rifletteva in un modesto miglior trattamento salariale .
Alla fine del ‘800 a Castellamonte erano una decina le fabbriche che si dedicavano alla lavorazione dell’argilla e alcune centinaia i lavoratori occupati.
Questo caratterizzo Castellamonte come il paese della ceramica e i suoi abitanti come “terraglieri”.
In questo periodo, maturò anche da noi , tra i nostri lavoratori la consapevolezza della necessità di unirsi per rivendicare i propri diritti e migliorare le proprie condizioni economiche.
Nacquero così le prime “leghe” di lavoratori esercitanti lavori affini, nel nostro caso i terraglieri fondarono nel 1878 la “Società dei terraglieri” con 91 soci.
Gli scopi sono la solidarietà e l’aiuto reciproco, ma anche rivendicativo di difesa degli interessi della categoria.
Tra i soci di questa società troviamo anche Angelo Barengo il più apprezzato ceramista dell’epoca autore di numerose opere tuttora ricercate dai collezionisti.
Il Barengo era nato a Spineto nel 1859 e a 11 anni già lavorava come operaio ceramista dai fratelli Pazzetto vicino alla chiesa di S.Rocco
Rivelò subito dosi non comuni nel manipolare l’argilla eseguendo busti di re e principi di straordinario realismo.
Frequentò l’Accademia Albertina di Torino nella sezione di disegno ornato e plastica conseguendo dopo due anni il primo premio e la medaglia d’oro.
Tornato a Castellamonte insegnò alla locale scuola professionale.
Nel corso dell’ultimo decennio dell’ottocento cominciano a diffondersi tra i lavoratori le idee socialiste. In Canavese Camillo Olivetti, fervente socialista, fonda i primi circoli.
A Pont, Rivarolo e S.Giorgio nel 1898 i lavoratori tessili indicono scioperi nel tentativo di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, ma sono duramente repressi: numerosi lavoratori vengono arrestati e condannati ad anni di carcere.
A Castellamonte non avvengono fatti del genere, ma le nuove idee fanno proseliti.
Dibattiti e conferenze sono organizzati dalle Società operaie e libri e giornali socialisti arricchiscono le loro biblioteche.
Angelo Barengo sarà tra i primi a Castellamonte ad avvicinarsi alle idee socialiste
A Torino in quegli anni viene fondato il giornale “Il Grido del Popolo” organo dei socialisti piemontesi e le sue pagine ospitano periodicamente corrispondenze inviate da Castellamonte dove l’ignoto autore si firma con lo pseudonimo “il diavolo”.
Dal giornale del 7 luglio 1900 apprendiamo che si è inaugurata la bandiera dell’antica Società dei terraglieri: “Il disegno è opera del compagno Angelo Barengo i ricami delle signorine Ripa e Caiorio.”
Alla festa parteciparono le Società operaie di Castellamonte, Spineto, Preparetto e fu preparato un banchetto per 150 commensali. Terminato il pranzo parlarono il Sig.Gilli rappresentante la Società terraglieri,e Giacoletti a nome del sindaco e delle altre Società operaie. I convitati si recarono in seguito alla Società di Spineto dove il pres.Pagliero fece gli onori di casa.
Il giornale termina l’articolo con una nota ironica: “Rendevano anche gli onori(non richiesti) i carabinieri che in buon numero pedinarono tutto il giorno i convitati.”
Quelli del “Grido del Popolo” sono brevi articoli di cronaca spicciola , ma dai quali emergevano le difficoltà quotidiane dei lavoratori, come quello del 26 agosto 1899 che racconta le vicissitudini di un operaio magazziniere della locale Società dei terraglieri il quale per fare economia non potendo permettersi di comperare vino si recò al mercato e acquistò Kg 21 di cornioli o cornale per Lire 1,25.
Li mise in un recipiente con 40 litri di acqua e fece una mistura dalla parvenza di vino.
Scoperto dalle guardie del dazio fu denunciato e multato di L.1.50.
Molti altri sono intrisi di anticlericalismo e spesso è il parroco il bersaglio principale.
Le polemiche spesso rozze e strumentali descrivono però uno spaccato seppur parziale di vita cittadina ed evidenziano come le polemiche non siano una prerogativa dei nostri tempi.
Da questi veniamo a sapere che nel maggio 1905 si innescò una polemica tra la locale Filarmonica e il parroco perché la banda musicale durante un funerale suonò musiche da lui sgradite e la sua ritorsione fu il rifiuto a partecipare a funerali se partecipava anche la banda musicale. Un po’ di tempo dopo il parroco ribadiva la sua intransigenza rifiutandosi di benedire la bandiera della novella Società di Mutuo Soccorso femminile per il solo fatto che l’art. 69 dello Statuto diceva che la bandiera accompagnerà senza distinzione di fede religiosa o politica il funerale delle socie.
La soluzione della diatriba la intuiamo da un articolo apparso circa un mese dopo sullo stesso giornale dove ci informa che “ Castellamonte ha reso, nel modo più solenne, l’ultimo tributo d’affetto al Dott.Michelangelo Mattioda, benemerito, nel senso più lato della parola, caritatevole e disinteressato.”
Ai funerali intervenne buona parte della popolazione, intervenne ,fra le altre per la prima volta la Società operaia femminile che con la sua bandiera non benedetta entrò indisturbata in chiesa; intervenne il clero e ........anche la banda musicale.,
Il primo decennio del ‘900 segna per l’industria ceramica castellamontese il suo periodo di maturità, alcune fabbriche sono ben consolidate Le famiglie dei Pagliero, gli Allaira, i Pollino, i Rolando, e Buscaglione possiedono le fabbriche più importanti.
I loro prodotti sono vari e diversificati: vanno dalle stoviglierie ai fregi ornamentali, dai vasi alle stufe da riscaldamento.
Anche i lavoratori sono organizzati nelle loro associazioni di categoria, e Società operaie. Vi sono periodi di conflittualità, con scioperi per ottenere riduzione dell’orario di lavoro e aumenti salariali ai quali gli imprenditori rispondono con la serrata delle fabbriche, ma in qualche modo le vertenze si ricompongono senza troppi danni per entrambi le parti.
Nel 1912 le rivendicazioni dei terraglieri di Castellamonte hanno nuovo vigore e queste coincidono con l’arrivo a Castellamonte di Stefano Paolino un lavoratore ceramista con alle spalle una notevole esperienza di lotte operaie, che guiderà i terraglieri locali in importanti quanto dure lotte sindacali.
Ma vediamo chi era questo personaggio.
Stefano Paolino era nato a Niella Tanaro vicino a Mondovì il 1 novembre 1885. Iniziata in età giovanissima la professione di ceramista nel 1900 si iscrive alla sez.socialista di Mondovì. Nel 1901 fonda la locale Lega dei Ceramisti e collabora al settimanale socialista di Mondovì “Lotte Nuove” distinguendosi per il notevole impegno politico caratterizzato dalla lotta antimilitarista. Fondò nel 1904 la forte sez. dell’Alleanza Internazionale Antimilitarista della quale sarà il segretario sino al 1911. Pur continuando a lavorare in fabbrica divenne segretario della Camera del Lavoro di Mondovì negli anni 1906-08 dirigendo numerose leghe di lavoratori.
Nel 1911 diresse un importante sciopero alla Richar-Ginori, la fabbrica dove lavorava, che si concluse vittoriosamente dopo 175 giorni di lotta ma perse il posto di lavoro in quanto venne licenziato per rappresaglia dalla Ditta.
L’anno successivo nel 1912 su invito dei caramisti di Castellamonte si trasferì nella nostra città dove portò le sue esperienze di ceramista e il suo contributo all’organizzazione dei lavoratori.
In effetti nello stesso anno a fine estate i lavoratori sono in subbuglio le richieste principali sono gli aumenti salariali e la riduzione dell’orario di lavoro.
Gli imprenditori fanno fronte comune e oppongono un deciso rifiuto alle richieste dei lavoratori. Lo sciopero inizia e le fabbriche si fermano. Stefano Paolino è indubbiamente il leader dei terraglieri , al quale si oppone Sabiniano Pollino rappresentante degli industriali. Il Pollino di carattere aggressivo e polemico attaccherà duramente dalle colonne della “Sentinella del Canavese” il Paolino e la Lega dei Ceramisti, mentre più disponibili sembrano gli industriali Buscaglione e Pagliero. Lo sciopero continua per giorni e giorni e gli imprenditori resistono, nessuno sembra voler cedere.
La particolarità delle lotte sociali di inizio ‘900 era proprio la durata. Uno sciopero una volta dichiarato terminava o perchè si otteneva un accordo accettabile, il che accadeva raramente o per sfinimento dei lavoratori, il che accadeva più spesso. Le disagiate condizioni dei lavoratori imponevano agli stessi enormi sacrifici oggi impensabili, dopo 2 settimane di non lavoro i conti sui libretti dei debiti nelle botteghe si allungavano e quando raggiungevano una certa lunghezza il bottegaio non faceva credito e per molti diventava un problema di soppravvivenza. Una cosa del genere colpiva inevitabilmente l’economia di tutta la città e altrettanto inevitabilmente la città si divideva.
I giorni che seguirono si organizzarono manifestazioni di solidarietà. Desta un certo stupore la Banda musicale cittadina che durante una manifestazione pubblica al Teatro Sociale suona l’Inno dei lavoratori e il giornale riporta che “quasi tutti applaudono”. Le trattative intanto continuano con la mediazione dell’on.Giuseppe Goglio di Campo deputato liberale del collegio di Castellamonte.
Dopo quasi tre mesi di sciopero continuo la vertenza si risolve i lavoratori terraglieri ottengono dei discreti aumenti salariali e soprattutto, un’importante riduzione di orario da 11 ore a 9 ore giornaliere.
Durante queste aspre lotte maturò la convinzione di creare una Società cooperativa di produzione dove i lavoratori associandosi avrebbero dovuto godere interamente del frutto del loro lavoro. Sul finire del 1912 per iniziativa del Paolino e dell’avv.Gabriele Cresto, ( 1881-1955) stimato professionista ed esponente socialista di Castellamonte venne fondata la Cooperativa Ceramisti con sede a Spineto. Stefano Paolino che godeva di una certa popolarità a Castellamonte l’anno successivo verrà presentato come candidato socialista alle elezioni politiche ma non verrà eletto e nel 1914 si trasferirà a Mondovì dove fonderà il mensile “Il Ceramista” che diresse sino al 1921. Morirà a Mondovì il 15 gennaio 1939.
Nel 1914 la Cooperativa Ceramisti con largo concorso come azionisti di operai, artigiani contadini e borghesi simpatizzanti socialisti, costruirà un moderno edificio vicino alla stazione. Costruito in mattoni rossi su due piani è ancora oggi esistente. Questa importante iniziativa cooperativistica che aveva tra i soci più attivi Giuseppe Bianchetti, Giacomo Musso, Guido e Vincenzo Maddio continuò la sua attività sino al 1920, dopodiché con l’ingresso di capitali privati e il suo ampliamento assunse il nome di S.A.C.C.E.R. (Società Anonima,Canavesana Ceramiche Refrattari) e divenne uno dei più importanti stabilimenti per la produzione di refrattari rimanendo in attività sino agli anni ‘70. ma per i vecchi lavoratori rimase sempre per antonomasia “ La Cupautta“La Cooperativa” Concludendo possiamo affermare che negli anni che precedettero il 1 conflitto mondiale Castellamonte visse un periodo ricco dal punto di vista associativo, L’esperienza della Cooperativa dei Ceramisti non fù l’unico esempio: l’anno prima gli già si erano associati nella A.R.S (Anonima Stoviglie e Refrattari) sorta nel 1911 su iniziativa del notaio Luigi Forma e del rag.Allaira con l’intento di coordinare le produzioni e fare fronte comune sia verso le maestranze che verso i clienti.
Nel 1912 viene inaugurata a S.Antonio una Casa del Popolo atta a ricevere le varie associazioni operaie e contadine , dotata di un forno e di uno spaccio di generi agricoli e alimentari.
Nel 1913 il 3 ottobre viene solennemente inaugurata la casa sociale della Società operaia di Mutuo Soccorso sorta su progetto del geom.Anillo Ravera di fianco al Teatro Sociale e in fondo all’attuale via Educ.
Tutte queste iniziative andavano ad aggiungersi alla già ricca attività associativa che Castellamonte aveva saputo esprimere negli anni antecedenti.
Ai nostri tempi, di esasperato individualismo non può che stupirci di come le generazioni precedenti, anche quelle che vivevano in condizioni molto disagiate riuscissero ad associassi, avere dei progetti comuni praticare la solidarietà ed anche riuscire ad edificare edifici ed attività produttive.
Questo rende ancora più amara la consapevolezza di come i principi della solidarietà e dell’associazionismo siano ormai venuti meno.
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