Centraline di Castellamonte sul Canale Caluso.
Quando nel lontano 1556 il maresciallo Charles de Cossé de Brissac, governatore del re di Francia in Piemonte decise di finanziare la costruzione del Canale di Caluso il suo principale scopo era di portare acqua per irrigare le sue proprietà che si trovavano in quel territorio.
Forse non pensava che quell'atto dettato prevalentemente dall’interesse personale, avrebbe costituito un’opera di importanza fondamentale per lo sviluppo di buona parte del Canavese.
Certamente non poteva immaginare che dopo secoli dalla sua costruzione, dopo aver irrigato i terreni e azionato i più vari macchingeni con la forza idraulica, potesse rappresentare un ulteriore risorsa per il territorio, come fonte primaria per la produzione di energia elettrica.
Fin dagli Anni Quaranta del secolo scorso il primo tratto del Canale, che attraversa il territorio di Castellamonte per una lunghezza di 5 Kilometri e 450 metri con un dislivello di 43 metri, fu interessato da un progetto di sfruttamento delle acque per la produzione di energia elettrica,
Anche se non si può ascrivere ad esso la primogenitura assoluta, in questo territorio furono realizzate 5 centraline con una potenzialità complessiva di circa 1400 C.V. sufficienti a soddisfare le necessità di energia elettrica delle maggiori industrie presenti nel territorio castellamontese.
Tra i promotori di questa iniziativa troviamo Ettore Giraudo, proprietario di maggioranza della Conceria Alta Italia, nonché membro del Consiglio per l’industria Corporativa, il quale ottenne il 22 luglio del 1940 la concessione per derivare dal Canale di Caluso 5 mila litri di acqua al secondo, per azionare un impianto idroelettrico, sito in regione Ponte Rosso, il quale sfruttando un salto d’acqua di circa 5 metri, sviluppava una potenza nominale di 333 C.V.
Altri impianti sorsero quasi contemporaneamente, su iniziativa del Lanificio Canavese, dell’Industria Italiana Gres Ceramico, della soc.Ceramica Canavesana e del Comune di Castellamonte.
Questa iniziativa castellamontese mirante ad utilizzare al meglio le risorse di un canale costruito e destinato ad un uso principalmente agricolo, non faceva che confermare una tradizione che già si era sviluppata nel secolo precedente: infatti Camillo Boggio, autore di una Monografia del Canale di Caluso (Torino 1870) nella sua tesi di laurea in ingegneria ricordava come la roggia di Castellamonte, la cui costruzione alcuni storici la fanno risalire in Epoca Romana, nel suo scorrere attraverso il comune “ provvista solo di un sesto delle acque che scorrono nel Canale di Caluso e nonostante una piccola pendenza sul suo sviluppo di circa 7 chilometri, da moto in media ad una ruota (idraulica) ogni 400 metri alimentando diverse industrie che fioriscono a Castellamonte.”
Citando questo esempio virtuoso, lamentava il fatto che invece su tutta la lunghezza del Canale di Caluso, oltre il territorio di Castellamonte, ad utilizzare le sue acque per ricavare forza idraulica fossero solo il molino di Bairo, la filatura di Agliè, ed il molino di Caluso.
Tornando alle nostre centraline elettriche esse furono in piena attività sino al termine del 1962, allor quando durante il quarto governo Fanfani la legge del 27 novembre sancì la nascita del monopolio ENEL nel campo della produzione di energia elettrica.
Negli anni che seguirono, le politiche seguite dell’ente statale portarono alla riduzione delle loro capacità produttive, fino al loro quasi completo abbandono.
Negli anni in cui viviamo, la crescente domanda di energia elettrica e la consapevolezza del forte impatto ambientale che provocherebbero i nuovi grandi bacini idrici, necessari ad azionare le grandi centrali, sta facendo riscoprire le potenzialità dei fiumi e dei numerosi canali che attraversano la nostra regione come fonti rinnovabili di energia pulite e rinnovabili.
Assistiamo quindi attualmente ad un rilancio, anche grazie alle nuove normative che disciplinano il settore, delle piccole centrali storiche poste nel territorio castellamontese.
Società e imprenditori privati stanno investendo e ristrutturando i vecchi edifici dotandoli di nuove tecnologie in grado di rendere conveniente la loro produzione elettrica.
La “storica “ centrale della Conceria Alta Italia è in fase di ristrutturazione e presto potrà riprendere a produrre energia, non più per la fabbrica per la quale era stata costruita, della quale da tempo non esistono più nemmeno i muri, ma per tutta la collettività.
Per ironia della storia sarà questa piccola centrale a ricordarci l’impegno imprenditoriale dei Giraudo e non lo stabilimento conciario nel quale hanno profuso l’impegno di generazioni.
Parimenti il “Consorzio dei Canali del Canavese” ha redatto un nuovo progetto in via di attuazione per la produzione di energia elettrica tramite l’installazione di “rotori elettrici”, una tecnologia tutta italiana che consiste nel posizionare, nei tratti del canale ove la corrente è sostenuta e sufficiente a far girare ad una certa velocità le pale di una ruota idraulica, che opportunamente collegata permette di azionare l’impianto di produzione di energia elettrica.
Attualmente di “rotori elettrici” ne sono già stati installati sette a Caluso e se supereranno la fase di collaudo e di verifica della loro convenienza, con questo sistema e tra le vecchie e nuove centrali si stima di poter produrre dal Canale di Caluso l’energia elettrica necessaria ad alimentare una città di trenta mila abitanti.
Ci auguriamo che queste iniziative abbiano successo, perché sono finalizzate alla produzione di energia rinnovabile nel rispetto dell’ambiente e nulla tolgono alle finalità del Canale di Caluso, anzi danno nuova vita ad un’opera che ha 450 anni, ma continua ad essere una risorsa per l’intero Canavese.
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