Torino - Martigny
In Svizzera in treno attraverso il Canavese
Nei primi anni di
questo secolo si studiò un progetto per realizzare una ferrovia tra Torino e
Martigny. Interminabili discussioni bloccarono la straordinaria iniziativa. I
primi disegni risalgono al 1904
Nei primi anni del Novecento, i maggiori paesi Europei,
intuirono la necessità di collegare tra di loro le reti ferroviarie nazionali,
delineando così le grandi direttrici del traffico internazionale.
Queste scelte, dettate a volte da situazioni logistiche ma
non raramente da considerazioni di carattere politico e economico, avrebbero
evidentemente provocato lo sviluppo o il decadimento di intere regioni e furono
quindi oggetto di scontro e divisioni anche all’interno delle stesse singole
nazioni. In Italia con l’apertura del traforo del Gottardo e del Sempione,
Torino e il Piemonte avevano perso il primato di porta ferroviaria d’Italia
acquisita con il traforo del Frejus, a tutto vantaggio di Milano e della
Lombardia.
Questa nuova situazione generò malumori e preoccupazioni
nella città subalpina, che vedeva ancora una volta sminuito il suo prestigio
dopo la perdita del ruolo di capitale. In questo scenario i progetti di nuovi
trafori come quello del Monte Bianco o del Piccolo S.Bernardo acuirono ancor
più il dibattito.
Entrambi i progetti trovavano sostenitori, sia in Italia che
in Francia, ma i torinesi non erano affatto entusiasti, perché questa grande
corrente di traffico che si sarebbe venuta a creare avrebbe indebolito
ulteriormente il Frejus, interessando solo marginalmente il Piemonte poiché il
traffico diretto Genova sarebbe transitato per Alessandria.
I dibattiti e le inevitabili polemiche occuparono le prime
pagine dei giornali coinvolgendo amministrazioni locali e governi interessati e
ciò non poteva essere altrimenti in quanto la vera posta in gioco era il più
rapido accesso ai porti del Mediterraneo.
Per contrastare questi progetti, a Torino vi fu chi propose
il miglioramento della linea del Frejus mediante una galleria di ribasso presso
Exilles che avrebbe reso più agevole la linea Torino - Parigi, riducendone il
percorso di 16 km.
Molti però erano della convinzione che fosse illusorio
sperare nella linea del Frejus in quanto essa non avrebbe potuto mai portare
quel movimento di merci verso il porto di Genova così necessario per il
rilancio delle ferrovie, in particolare quelle piemontesi, ed grano convinti
che non a ovest ma a nord dovesse guardare Torino, creando una linea verso
Martigny in Svizzera in quanto solo avendo una linea direttissima che convogliasse
verso i porti liguri il traffico ferroviario dell’Europa del nord a spese di
Marsiglia si sarebbe riusciti a rilanciare Torino e il Piemonte.
Quest’idea di collegare con un tronco ferroviario Torino a
Martigny valicando le Alpi non era nuova.
Il primo progetto risaliva al 1884 e altri erano seguiti nel
corso degli anni. Alcuni prevedevano un tracciato transitante da Chivasso –
Ivrea – Aosta e poi, risalita la valle del Buthier, una grande galleria che
valicava le alpi.
Altri propendevano per un itinerario alto - canavesano attraverso
la Val Soana
e da Cogne
la val Ferret e Martigny.
Nell’opuscolo edito dalla provincia di Torino “Nuove ferrovie
nell’interesse della provincia” (1904) è riportato il progetto studiato
dall’ing. Ward, incaricato da una società ferroviaria inglese e dalle ferrovie
italiane proprio per una Torino - Martigny transitante per il Canavese.
Il percorso in gran parte in quota e sicuramente impegnativo,
non era per i tempi irrealizzabile. Sempre in questi anni, un progetto
presentato da Angelo Marchi qualificato come Tecnico Costruttore ebbe grande
credito, riuscendo ad ottenere tutte le approvazioni sia delle autorità
ferroviarie che di quelle amministrative. La linea direttissima Torino - Martigny
proposta da questo progetto era inserita in un progetto più vasto che tramite
altri tronchi e rettificazioni di linee esistenti sia in Italia che all’estero
avrebbe avuto come risultato un’importante linea internazionale tra i porti e
le regioni industrializzate del nord Europa e i porti del Mar Ligure,
transitando attraverso il Piemonte.
Questa linea accorciando le distanze, secondo i sui fautori,
avrebbe agevolato i porti di Savona e Genova a spese di quelli francesi e
soprattutto di Marsiglia.
Minacciati nei loro interessi, i francesi appoggiavano
piuttosto il progetto di traforo del Monte Bianco, mentre la Svizzera, nonostante le
alte montagne e le difficoltà tecniche che queste determinavano, incoraggiava
tutte le iniziative atte a convogliare attraverso il suo territorio il flusso
internazionale di traffico.
In occasione del dibattito al parlamento francese, tenutosi
nel dicembre 1909, e riguardante la rettifica della Convenzione ferroviaria di
Berna, la quale aveva recentemente approvato delle rettificazioni di linee
favorenti la Torino
- Martigny, il vice presidente del senato francese Perrier affermò: “Faccia il
nostro governo il viaggio Roma per ottenere il traforo del Monte Bianco, per
stabilire uno status-quo, altrimenti la progettata linea Torino - Martigny, sarà
la rovina de porto di Marsiglia, delle ferrovie francesi, a tutto beneficio del
golfo di Genova, di Torino, e delle ferrovie Italo-Svizzere”.
Proprio per i suoi risvolti internazionali e per la contemporaneità
di altri progetti, come i trafori del Monte Bianco e del Piccolo S. Bernardo,
una tormentata vicenda si trascinerà tra speranze e le delusioni sino al 1914. Oltre le implicazioni
economiche e politiche, non furono estranee anche considerazioni militari, per
il ruolo di sostegno al sistema difensivo italiano, che proprio in quel periodo
rafforzava i confini con la
Francia in ragione della alleanza con gli imperi centrali. L’argomento
meriterebbe uno studio approfondito che però non possiamo in questa sede
affrontare proprio per la complessità e le implicazioni che esso comporta.
Basandosi sulla documentazione esistente nell’archivio
comunale di Cuorgné in merito al progetto di Angelo Marchi, ci limiteremo ad
illustrarlo sommariamente privilegiando la parte interessante il Canavese.
Tante gallerie sul tracciato montano
Da Caselle si
proseguiva per Front, Busano, Valperga e Cuorgné. Le motrici elettriche
avrebbero risalito la Val
Soana fino a Forzo
Il tracciato della linea Torino-Martigny avrebbe
attraversato i comuni di Caselle, Front, Busano, quindi a Valperga si sarebbe
innestato sulla linea Canavesana seguendone il tracciato Cuorgné-Pont.
Raggiunto quest’ultimo iniziavano le difficoltà in quanto
avrebbe dovuto risalire la
Val Soana per raggiungere Forzo ai piedi dei massiccio del
Parco del Gran Paradiso.
Da Forzo la linea avrebbe lasciato il Canavese tramite una
galleria di circa 12 km
e con una pendenza dei 50 per mille che avrebbe permesso di superare il dislivello
di 550 metri
che divide Forzo da Cogne.
Da qui scendeva a Morgex per risalire poi la Val Ferret, quindi in
galleria raggiungere in Svizzera la
Valle della Dranse e arrivare a Martigny.
La distanza dalla stazione Torino-Dora alla stazione di
Martigny, secondo il tracciato del progetto risultò essere di km 156 e 800 m., dei quali 125 km e 900 m in Italia e 30 km e 900 m in Svizzera.
Con la costruzione di questo collegamento si sarebbero
risparmiati 146 km,
più della metà di quelli
occorrenti (km 301) per raggiungere Martigny via
Arona-Sempione.
Come si vede con il collegamento Torino si sarebbe
avvicinata dei sopraddetti 146
km a Losanna, Bruxelles, Anversa e con vantaggi
innegabili a Parigi, Calais, Amsterdam, Amburgo.
Il risparmio kilometrico sarebbe stato ancora maggiore tra
queste importanti aree industriali e commerciali e il golfo di Genova con la
costruzione della progettata direttissima Torino - Savona.
Secondo il progettista “..i treni diretti e direttissimi che
giornalmente si formano a Losanna, per Martigny – Sempione – Genova - Nizza
impiegano dalle ore 16.30 min. alle ore 24.37 min.
Da Losanna – Martigny –Torino -Cuneo - Nizza potrebbero
arrivare in 7-8 ore secondo il numero
maggiore o minore di fermate”.
La direttissima Torino - Martigny era inoltre una delle
primissime linee progettate prevedendo l’utilizzo della trazione elettrica e forse
questa novità fu una delle cause che suscitò scetticismo e provocò continui
rinvii poiché il suo utilizzo venne giudicato ancora prematuro e sperimentale.
Proprio nel decennio 1900-1910 cominciarono a diffondersi gli elettrotreni: la
prima linea italiana fu quella della Valtellina, istituita a carattere
sperimentale; seguirono, l’elettrificazione del traforo del Sempione , della
linea Torino - Modane ecc.
Non a caso furono proprio linee di montagna ad essere
elettrificate in quanto l’abbondanza di acque favoriva l’installazione di
centrali idroelettriche.
L’ elettrificazione ferroviaria permise di risolvere molti
problemi, soprattutto alle linee di montagna. Le numerose e sempre più lunghe
gallerie rappresentavano un problema enorme per la trazione a vapore. Si doveva
viaggiare a finestrini chiusi e con un fazzoletto bagnato sui viso per
difendersi dal fumo. Si racconta che per attraversare il
S.Gottardo i macchinisti erano sottoposti a temperature infernali, per far
fronte alle quali erano costretti ad immergere più volte la testa in un secchio
d’acqua. Inoltre i passaggi dovevano essere cadenzati in modo da consentire
l’evacuazione dei fumi.
Con l’adozione dei motori elettrici le gallerie non furono
più un problema, fu possibile superare pendenze del 50 per mille e soprattutto
con l’uso degli stessi come freni, le discese divennero più sicure. Per la Torino - Martigny era anche
previsto il recupero di energia nei tratti discendenti. I motori elettrici
inseriti oltre a frenare il convoglio ferroviario avrebbe prodotto energia per
la linea, ottenendo così un risparmio generale.
Tra le stazioni di Torino Dora e Martigny si contavano oltre 150
chilometri: la maggior parte di essi erano in Italia. Da Torino una nuova linea
arrivava fino a Valperga e qui innestava sul tracciato già esistente fino a
Pont. La ferrovia risaliva la val Soana e s’inerpicava fino a Forzo: qui
s’imboccava la galleria per Cogne
Come finanziare l’impresa?
Le idee del
progettista. Ma nel 1913 tutto finì in
fumo: gli svizzeri, che speravano in un rapido collegamento con i porti liguri,
aprirono una nuova linea verso Milano.
A questo punto penso sorgono spontanee alcune domande:
quanto tempo sarebbe occorso per costruire la linea ? Quanto sarebbe venuta a
costare? Come si sarebbe trovato il capitale necessario?
Secondo il progettista per la costruzione della Torino - Martigny
erano sufficienti 4- 5 anni di lavoro, riguardo alle altre domande riportiamo
un brano di una relazione fatta dallo stesso nell’anno 1913: “Con poco di buona volontà degli interessati,
delle province, dei governi Svizzero e Italiano, la cosa è fattibile;il costo
totale non supera i 120 milioni di lire per l’Italia e 40 milioni per la Svizzera, compreso gli
interessi durante la costruzione.
Considerato che, ove
il governo italiano non intendesse per ragioni finanziarie costruire per
proprio conto la linea suddetta, sarà facile il trovare i capitali necessari
per formare una Società, per la costruzione e l’esercizio della linea, essendo
da calcoli fatti, il reddito sicuro e ben remunerato, come nessuna linea
italiana ora in servizio ha prodotto.
Il passo del Gottardo,
con un capitale di lire 301 milioni, fra obbligazioni e azioni nell’anno
1910-1911 superò il reddito dell’8% al capitale azionario, malgrado le gravi
spese del combustibile fossile,ecc. mentre la Torino - Martigny utilizza le acque perenni delle
valli per la trazione a due binari e costa solo 160 milioni”.
Nonostante queste apparentemente va1ide ragioni e l’approvazione
ottenuta dalla deputazione provinciale di Torino,del suo ufficio tecnico,
dell’Ispettorato Ferroviario e Commissioni Tecniche civili e militari, il
progetto languì sino allo scoppio del primo conflitto mondiale.
Il progettista si lamentò con i tentativi “di tirarla per le
lunghe” con le scuse che “non è giunto
ancora il tempo”.
Nel 1913 avvenne quello che fu definito “Nuovo gravissimo lutto ferroviario
internazionale per Torino” la costruzione della denominata ferrovia del
Loetscheberg che legando i Cantoni Svizzeri del Bernese e del Vallese, metterà
in più diretta comunicazione la
Svizzera con Milano. La linea ebbe una lunghezza di 73 km con viadotti e
lunghissime gallerie alcune delle quali elicoidali.
Sulla linea entrarono in servizio i locomotori elettrici da
2500 cavalli in grado di garantire una forza motrice più che doppia di quella
delle più potenti locomotive allora in esercizio.
Il progettista della Torino - Martigny si lamentò del fatto
che le autorità sapevano “che se non si
fosse costruito subito la
Torino - Martigny, i Bernesi avrebbero definitivamente fatto
studiare ed eseguire il Loetscheberg, per arrivare al Sempione in Italia ed al
Mediterraneo” (...) “...essi,
attesero oltre tre anni, ma, vedendo che certe autorità di Torino, inneggiavano
al traforo del monte Bianco... o ad una doppia galleria del Cenisio...decisero
il traforo”.
Forse furono gli ostacoli frapposti dai fautori di altre
linee e altri trafori, forse le pressioni dei francesi o forse solo la storica
nostra indecisione, ma alla linea non si dette l’avvio; lo scoppio della guerra
poi fece il resto.
Sopra e a sinistra: due disegni allegati al progetto. É interessante notare
che per arrivare a destinazione la ferrovia avrebbe dovuto transitare in numerose
gallerie, la più lunga delle quali era situata tra Forzo in Canavese e Cogne in
Val d’Aosta.
Industria locale e speranze deluse
La linea
internazionale avrebbe giovato alle nascenti attività produttive.
Le cronache di quei
giorni e l’entusiasmo dei diversi comitati di sostegno.
Visto il ruolo internazionale che avrebbe ricoperto la Torino – Martigny, la decisione
per la sua
costruzione passava abbondantemente sopra le teste dei
Canavesani; e tuttavia la notizia del progetto alimentò molte speranze e mise
in fermento il mondo politico e industriale canavesano.
I grandi cotonifici di Cuorgné e Pont e tutta la nascente
industria canavesana avrebbero avuto tutto da guadagnare da una così importante
linea internazionale che li avrebbe messi direttamente in collegamento con il
cuore dell’Europa e con il Mediterraneo.
Non solo l’industria locale nutriva speranze di ulteriore
sviluppo, vi era anche chi intravedeva nella realizzazione di questa linea un
avvenire turistico per il Canavese e forse facendosi un po’ prendere la mano
dalla fantasia scriveva: “Le nostre valli diverranno meta dei touristes
internazionali e alle nostre acque minerali di Ceresole Reale, regina delle
acque d’Europa, si accorrerà di ogni dove in cerca di salute e godimento”.
Il 7 febbraio 1907 il consiglio Comunale di Cuorgné deliberò
all’unanimità l’istanza, in unione agli altri comuni interessati, per ricorrere
all’appoggio dei “rappresentanti parlamentari affinché facciano pressione al
governo sulla necessità dell’opera”.
Il progettista girò il Canavese, si incontrò con autorità e
associazioni di categorie, tenne conferenze e inaugurò comitati, per
raccogliere fondi destinati alla stampa di opuscoli e inserzioni sui giornali
inneggianti alla linea.
Il propugnatore della Torino - Martigny fu anche nominato
membro onorario della Pro-Soana. Una cronaca dell’epoca che riteniamo
interessante riportare integralmente ci descrive la riunione tenuta a
Pont il 19 giugno 1911:
“Promossa da questa
Società Operaia ebbe luogo venerdì 19 corrente la preannunciata conferenza del
Sig. Angelo Marchi membro onorario del Pro-Soana, tecnico Costruttore sopra la
linea di Martigny.
Presentato dalle
gentili ed energiche parole del Sig. Presidente Sandretto Severino e dello
studente in legge Domenico Barinotti, con una eloquenza concisa, convalidata
dalle approvazioni unanimi di tutti i veri studiosi, l’amico di Galileo Ferraris,
il beniamino di Giuseppe Garibaldi per tali studi, ecc. ha convinto tutti della
grandiosità e dell’ enorme vantaggio della linea.
I minatori dei paesi
vicini, che sono sempre a contatto colle opere pubbliche più geniali
dell’Europa, erano accorsi numerosissimi benché l’ora tarda di sera imponesse
loro sacrifici.
Gli operai di Pont erano convenuti in massa, onore a loro. Ogni classe
di cittadini era rappresentata largamente. Coll’impiego di un’ enorme tela
ferroviaria, tutti poterono fare uno studio completo delle zone piccole che
altre ferrovie ora strombazzate favorirebbero.
E anche i meno pratici
di questioni ferroviarie poterono convincersi che enorme è il raggio di azione
di questa linea, mentre altre linee ora e senza una conoscenza minima di cose
ferroviarie declamate, risulterebbero a danno generale.
Colle parole dello
studioso geniale, che per due ore tenne attenta un ‘assemblea numerosa oltre
ogni dire e alla vista della tela eloquente anche i più scettici hanno dovuto
ricredersi. Pont ha voluto dire al Canavese, che non è lecito a chicchessia di
disporre così alla leggera dei più vitali interessi di una regione, non solo ma
di una Nazione.
Pont, cittadina eroica
ha voluto dire: cessiamo di considerarci province di altre Nazioni; studiamo il
nostro vero interesse, tralasciamo le transazioni e le negligenze, è ora di
operare. Pont non vuole che la nuova generazione che sorge abbia ad esser
severa coi dirigenti d’ora. Perciò è in formazione un Comitato d’azione cui già
aderirono Paesi, Municipi e Città.
Quest’opera è
riconosciuta dagli stessi vicini la più feconda per gli interessi e dignità
d’Italia.
Il Comitato definitivo
Panier Bagat Giovanni
Sandretto Severino
Manzonetto Angelo
Costa Gulielmo
Cinotti Carlo
Deiro Clemente
Barinotti Domenico
Segretario Gen.
Dello stesso tono sono i numerosi documenti approvati dai
vari comitati che nel giro di pochi giorni sorsero a Sparone, Salto, Ronco e
Locana.
Oltre a evidenziare i benefici della linea tutti i comitati
sostennero Angelo Marchi nella battaglia contro il traforo del Monte Bianco,
giudicato utile ai soli interessi francesi e all’illusione che bastasse
rimodernare la linea del Frejus per rilanciare dal punto di vista ferroviario
Torino ed il Piemonte. Anche questi comitati non furono però in grado di
imprimere alla linea l’impulso decisivo, e come detto il progetto venne
abbandonato.
Svanita la speranza di raggiungere in treno Martigny in un
paio di ore e di accogliere i convogli di touristes diretti a Ceresole, i
canavesani si consolarono con la sbuffante “Canavesana” che nel frattempo, nel
1906, era giunta sino a Pont e che per l’epoca era comunque già un risultato
apprezzabile.
L’ingegno di Angelo Marchi
Il Sig. Angelo Marchi
definito nei documenti come “tecnico costruttore” con studio in Via Catania 7 a Torino aveva al suo attivo
numerosi meriti in campo ferroviario; ne citiamo alcuni desunti dai documenti
consultati.
11 31 gennaio 1883 “senza alcun utile, ma con molte sue
fatiche e spese” riuscì a costituire la Società ferrovia Torino - Superga.
Studiò e propugnò una direttissima Torino - Savona per
giungere rapidamente al mare e inserirsi nel progetto più vasto che comprendeva
la Torino -
Martigny.
Combattè il trasporto della stazione di Porta Nuova in
barriera di Nizza previsto dal Progetto
Ferrato 1884-85 e con calcoli di beneficio e di danno dimostrò quanto fosse
più utile alla città eseguire l’abbassamento dei binari della stazione di Porta
Susa sino ad oltre il Corso Regina Margherita. (Questo abbassamento della linea è stato realizzato dal recentissimo
progetto). (N.d.A)
Amico di Galileo Ferraris, tra i primi propugnò la trazione
elettrica nel trasporto ferroviario prevedendo l’uso della stessa, per dotare i
treni di freni più efficaci e sicuri.
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